sabato 2 febbraio 2008

Panta rei





Avete mai guardato negli occhi quegli anziani che, rimasti soli, passano indifferenti attraverso i giorni, in attesa della liberazione.
Il prolungamento della vita, senza qualità e senza scopo, è un non senso della medicina moderna, che cronicizza l'esistenza in un vicolo cieco di onnipotenza e di costi. Vi è una contraddizione di fondo, tra il desiderio dell'uomo di vivere sempre di più (che sembra voler allontanare la prospettiva di una vita metafisica), chiedendo al medico le chiavi di una immortalità relativa e, nello stesso tempo, considerando la morte un errore ed una sconfitta del medico, a cui vengono attribuiti poteri che non ha e infallibilità non proprie del genere umano.
Il medico, oltre a curare, secondo scienza e coscienza (fattori non sempre coesistenti), dovrebbe accompagnare l'uomo nella sua strada, evitando l'accanimento terapeutico, ascoltandolo nelle sue angosce, rifugendo dal mero tecnicismo.
La morte è un passaggio ineludibile della vita, e credo, che se lo ricordassimo più spesso, forse, apprezzeremmo di più lo scorrere dei giorni e tutto ciò che ci offre il mondo.
Un filosofo greco ha detto: tutto scorre, in un divenire continuo e mutevole, in un rimescolamento di atomi e molecole.
Avete mai pensato che potreste avere nel vostro corpo, un atomo di sodio di Giulio Cesare, un atomo di cloro di Leonardo da Vinci, oppure un atomo di azoto di Napoleone?
Tutto si fà e tutto si disfà in un incessante ricambio senza cambiare nulla.

Roberto

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